giornata-vita-consacrata-2021 - Apostole Sacro Cuore

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Giornata della Vita Consacrata


 
(...) Noi siamo chiamati ad accogliere Gesù che ci viene incontro. Incontrarlo: il Dio della vita va incontrato ogni giorno della vita;
non ogni tanto, ma ogni giorno.

Seguire Gesù non è una decisione presa una volta per tutte, è una scelta quotidiana.

E il Signore non si incontra virtualmente, ma direttamente, incontrandolo nella vita, nella concretezza della vita. Altrimenti Gesù diventa solo un bel ricordo del passato.

Quando invece lo accogliamo come Signore della vita, centro di tutto, cuore pulsante di ogni cosa, allora Egli vive e rivive in noi. E accade anche a noi quello che accadde nel tempio: attorno a Lui tutto si incontra, la vita diventa armoniosa. Con Gesù si ritrova il coraggio di andare avanti e la forza di restare saldi.
 
L'incontro col Signore è la fonte. È importante allora tornare alle sorgenti: riandare con la memoria agli incontri decisivi avuti con Lui, ravvivare il primo amore, magari scrivere la nostra storia d'amore col Signore. Farà bene alla nostra vita consacrata, perché non diventi tempo che passa, ma sia tempo di incontro.
Papa Francesco


(…) il mondo che «insegue i piaceri e le voglie dell’io» e la vita frenetica che «induce a chiudere tante porte all’incontro, spesso per paura dell’altro» e a guardare il display del telefonino piuttosto che gli occhi del fratello. C’è poi il «misticismo isolato» e il «sentimentalismo devoto» a cui fa da contrappeso l’«attivismo sfrenato» tipico dei «faccendieri», o ancora la «paralisi della normalità» e «la sterile retorica dei “bei tempi passati”», quella che porta a dire: «Qui non va più bene niente». Insomma, sono tanti gli ostacoli in cui rischia di incorrere chi ha abbracciato la vita consacrata.  
 
A questi «fratelli e sorelle», Papa Francesco propone la cura e il rimedio per delle tentazioni tipicamente mondane: Gesù.
 
Con Lui ci sono le «sorprese nella vita», c’è il «vero amore», c’è il «dialogo» con gli altri, tra i giovani e gli anziani soprattutto.
 
Il Pontefice invita a fare «memoria» dell’incontro con il Signore, perché da quell’incontro «è nato il cammino di consacrazione». «Bisogna farne memoria», dice, «e se faremo bene memoria vedremo che in quell’incontro non eravamo soli con Gesù: c’era anche il popolo di Dio, la Chiesa, giovani e anziani».  
 
Giovani e anziani, ripete il Papa, in un dialogo intergenerazionale che sembra impossibile ma che è invece fondamentale per il futuro della Chiesa e del mondo. Con gli anziani i giovani trovano «le radici del popolo» e «le radici della fede», la quale «non è una nozione da imparare su un libro, ma l’arte di vivere con Dio, che si apprende dall’esperienza di chi ci ha preceduto nel cammino». D’altra parte, gli anziani, incontrando i giovani, «realizzano i loro sogni».   
 
Sono le «sorprese» che arrivano «puntuali» quando si incontra il Signore. Per far sì che esse accadano nella vita consacrata «è bene ricordare che non si può rinnovare l’incontro col Signore senza l’altro: mai lasciare indietro, mai fare scarti generazionali, ma accompagnarsi ogni giorno, col Signore al centro». «Se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi», dice Francesco. «La giovinezza di un istituto sta nell’andare alle radici, ascoltando gli anziani. Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giovani; non c’è crescita senza radici e non c’è fioritura senza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, mai memoria senza profezia; e sempre incontrarsi».  
 
Bergoglio mette in guardia anche dalla frenesia del vivere che «induce a chiudere tante porte all’incontro», spesso per paura, mentre rimangono «sempre aperte le porte dei centri commerciali e le connessioni di rete». Nella vita consacrata non sia così: «il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia storia, sono doni da custodire», sollecita.
 
«Non accada di guardare lo schermo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore. Perché quando si mettono al centro i progetti, le tecniche e le strutture, la vita consacrata smette di attrarre e non comunica più; non fiorisce perché dimentica “quello che ha di sotterrato”, cioè le radici».
 
Cioè l’imitazione di Gesù «casto, povero e obbediente».
 
«La vita del mondo insegue i piaceri e le voglie dell’io», invece «la vita consacrata libera l’affetto da ogni possesso per amare pienamente Dio e gli altri», sottolinea il Pontefice.
 
«La vita del mondo s’impunta per fare ciò che vuole, la vita consacrata sceglie l’obbedienza umile come libertà più grande». E mentre la vita del mondo «lascia presto vuote le mani e il cuore, la vita secondo Gesù riempie di pace il cuore fino alla fine».
 
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