Elena Cesa
Discepola
Missionaria In America Latina
Diario di Elena Cesa
“Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio;
considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede.” (Ebrei 10,19-13,17)
“Una Perla missionaria” il diario della signorina Elena Cesa che descrive il suo cammino in America specialmente nella Repubblica Argentina e nella Repubblica del Venezuela.
È la manifestazione autentica di una vita totalmente donata ad una missione. È l'espressione della sua fedeltà al progetto di Dio; del suo amore alla Chiesa, del suo amore al mondo, del suo amore all'Istituto, della sua obbedienza ai superiori e del suo ardore missionario. Ci fa condividere i suoi sentimenti quotidiani, le esperienze i sacrifici, le gioie, le sofferenze e le speranze del suo peregrinare nell’America del Sud.
È la testimonianza di un profeta che ha saputo interpretare i segni dei tempi che rivelano nel quotidiano la presenza di Dio e il suo messaggio nella nascita e nello sviluppo della nuova famiglia ASC, al servizio della Chiesa. Descrive un cammino di vita che ha richiesto molta preghiera, sforzo, creatività, umiltà, coraggio, rinunce e, soprattutto, amore e speranza.
È un invito audace, gioioso permanente che fa risuonare per noi la parola di Gesù:” Venite e vedete”.
È una chiamata. È una chiamata per tutte noi a seguire i suoi passi e ad approfondire questo cammino di identità come Apostole del Sacro Cuore.
Dalla presentazione - Udine marzo 1977
La nuova presidente generale Maria Luisa Rovatti di Modena, eletta nel Congresso generale del novembre scorso, mi hai invitata a scrivere la cronaca nella Fondazione dei nostri Centri in America. Sono disposta a farlo, non solo per spirito di obbedienza, ma anche perché, conoscendo come il Sacro Cuore ha guidato gli eventi per questa imprevista espansione della “Piccola Compagnia” oltreoceano, aumenti nelle sorelle l'amore riconoscente allo Sposo Divino che ha dimostrato tanta predilezione per l'amato Istituto!
Lo strumento scelto dalla divina Provvidenza fu Maria Rupolo, figlia semplice, buona, di carattere ardente, di Caneva di Salice.
Amava tanto la Compagnia e fece la sua consacrazione definitiva con sua eccellenza monsignor Giuseppe Nogara arcivescovo di Udine che in quell'anno del dopoguerra, sostituì il Padre Fondatore per la grande cerimonia. Mortale la mamma che è l'assistette con amorosa tenerezza filiale il fratello, da anni emigrato in Argentina, la invitò a Mendoza.
Era ben disposta ad accettare, ma prima volle chiedere a Padre Busnelli se potesse continuare nella Compagnia, tenendo corrispondenza con la sua responsabile. Il Padre subito acconsentì e aggiunse: “Tu fonderai la Compagnia in Argentina e sarai il seme fecondatore….
Il tono fu quello di un ordine, di una profezia e nel 1947 Maria partì con questa santa incoraggiante prospettiva.
Mentre preparava i documenti per viaggiare come emigrante, il fratello improvvisamente morì, ma la cognata insistette per averla come aiuto ed educare i tre orfani. Salutandola, io dissi scherzando: ”Quando sarete 12 Apostole, verrò a trovarvi…”, pur non sognando di realizzare questo ardito progetto, ardito davvero per quei tempi!
Ma i disegni di Dio sono ben misteriosi e imperscrutabili; Maria non conoscendo lo spagnolo si appoggiò a due Padri italiani: padre Fantini, Giuseppino, che poi venendo in Italia conobbe il Padre Fondatore, e Padre Creola, gesuita.
Entrambi le fecero conoscere qualche signorina che dimostrava vocazione per la consacrazione nel mondo.
Padre Creola fece perfino la carità di predicare un breve corso di esercizi per sole tre partecipanti…quel seme, ben coltivato, diede i suoi frutti e poco dopo il gruppetto contava 12 associate e qualcuna incominciò la Probazione per prepararsi alla consacrazione.
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2023
Primo viaggio in Argentina
Sbrigata la dogana e sistematami in un albergo indicatomi da Maria, andammo nella bella Chiesa dei Padri Sacramentini proprio nella festa del Corpus Domini.
Quante deliziose ore di adorazione vi feci in circa 20 anni, essendo abbastanza vicina al centro di Juncal che poi comprammo…in una settimana soddisfece tutti gli impegni assunti con i miei compaesani, consegnare lettere, pacchettini eccetera…. ovunque accolta con grande gioia ed io ne approfittavo per chiedere come erano le loro relazioni con la parrocchia eccetera…. ricambiai la visita delle due latisanesi che tuttora vivono alla Plata, dove ebbi l'onore di conoscere l'allora monsignor Eduardo Pironio, ora cardinale a Roma e Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi e Istituti Secolari.
Nell'agosto del 1976 in occasione del Congresso mondiale degli Istituti Secolari ebbi la soddisfazione di salutarlo e di sentirmi dire che ricordava quel lontano incontro!
Una sera, alla fine di giugno, presi un direttissimo per Mendoza e arrivai al mattino attesa alla stazione da Maria Rupolo felicissima di riabbracciare dopo 7 anni di separazione. Mi fece ospitare in una casa di religiose, mi feci conoscere la cognata, i nipoti, il gruppetto delle 12 carissime prime Apostole americane.
Nella visita all'arcivescovo Monsignor Alfonso Butler organizzammo un breve corso di santi esercizi con Lui e il 12 luglio 1954 facemmo la prima festa Argentina con quattro Consacrazioni temporanee avendo chiesto il permesso di abbreviare il tempo per l'eccezionalità della situazione e 8 ammissioni fra I e II° probazione. Maria Rupolo fu scelta come prima responsabile, sempre dipendendo dalla responsabile maggiore del Veneto e dalla presidente generale Maria Pavoni di Orzinuovi Brescia.
Completò il felice avvenimento un prezioso telegramma del Papa da Roma: “Augusto Pontefice graditissimo filiale sentimenti Apostole Sacro Cuore, festa prima consacrazione, invia supplicata benedizione apostolica: per il Papa Pio XII, firmato monsignor G. B. Montini.
Il seme era gettato: Deo Gratias!
La profezia del Padre Fondatore si era realizzata… anche se purtroppo, non tutte hanno perseverato come succede in tutte le cose specialmente in questa nuova terra americana. Le distanze in Argentina sono enormi - sappiamo che misura 9 volte l'Italia - perciò in questo primo viaggio potrei solo visitare la diocesi provincia vicina: San Juan, San Giovanni.
Fui ospiti di una famiglia italiana immigrata parecchi anni prima e che io conobbi in Roma l'anno Santo del 1950 e mi presentai all'arcivescovo A. Rodriguez Olmo con un biglietto scritto in latino dal nostro Padrino monsignor Giuseppe Nogara.
Il cuore mi batteva forte perché era la prima autorità che avvicinavo da sola balbettando il mio castigliano…Egli mi guardò fisso e poi mi disse queste indimenticabili parole: “E’ la Provvidenza che l'ha mandata! Io sognavo qualche cosa di simile per un mio gruppetto di figliole e mi si presenta un Istituto Secolare già fondato ed approvato… Torni domani mattina e le presenterò alcune candidate”. Immaginarsi la mia emozione: la mia gioia: la mia riconoscenza al buon Dio!
Così si formò il secondo Centro!
San Juan fu provato da un terribile terremoto, ma in pochi anni risorse bello e resistente ad altre prove recenti che non portarono nessun danno. Avvicinandosi la riapertura dell'anno scolastico ritornai a Buenos Aires e andai a salutare sua Eminenze Cardinal Santiago Copella chiedendo il permesso di fare, eventualmente, propaganda per la nostra Piccola Compagnia. Mi benedisse approvando, ed io ripresi tranquilla la nave del rimpatrio, ma col proposito di ritornare appena pensionata, perché avevo riscontato che il terreno era favorevole per nuove fondazioni…
Arrivai bene in Italia per la mia scuola, mentre in Argentina scoppiava la rivoluzione contro Peron. Povera Eva Peron! Ricordavo i solenni momenti di silenzio quando commemorava la morte del marito: ha fatto anche del bene, speriamo che per questo abbia ottenuto in estremo la salvezza della sua anima.!
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Primo viaggio in Argentina
Un episodio commovente significativo:
Padre Creola, con l'aiuto di una signorina, tradusse le Costituzioni in spagnolo e disse a San Giuseppe: “Se quest'opera è proprio di Dio e voi ne siete il Protettore aiutatemi a pagare le spese della stampa”.
Pochi giorni dopo, una signora fece un'offerta libera: erano 500 pesos, la somma necessaria…. era dunque stato raggiunto il numero fatidico 12 …. Dio aveva preparato la strada… la mia mamma ottantenne era morta, sfollata nel 1943, pochi mesi dopo il trapasso, per causa di guerre, dell'unico figlio. Nel gennaio 1948 era mancato anche il papà ottantenne e nel luglio del 49 l'unica sorella cinquantaduenne.
Che fare sola nella grande casa vuota?
Passai le vacanze dell'anno Santo a Roma dalla cognata vedova di guerra, e un mese delle vacanze in Spagna a San Sebastian, a Madrid, Loyola, Manrese, Barcellona, per imparare l'idioma che doveva servirmi a realizzare la promessa fatta direi, inconsciamente, nel 1947 a Maria Rupolo. Chiesi questa grazia anche in un pellegrinaggio al grande missionario San Francesco nella sua terra a Javier.
Alla fine del mese di maggio del 1954, sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, cominciai il mio lungo viaggio per l’Argentina.
Alle 12,30 salutai i miei scolaretti con un bacio e una caramella, li affidai ad una giovane supplente, naturalmente col permesso dell'ispettore scolastico, perché la scuola non era ancora terminata e presi il treno per Mestre, Milano Genova.
Alla grande stazione di Milano, mi venne incontro la nostra amatissima Madre generale e cofondatrice, Maria Pavoni per darmi la sua materna benedizione e una grandissima corona del Rosario, affidandomi alla Madonna del Buon Consiglio.
Alle quattro arrivai a Genova depositai le valigie e andai nella Chiesa vicina dove attesi che aprissero la porta per la Santa Messa e la Santa Comunione, prezioso viatico per la mia dolce missione.
Li mi raggiunsero le consorelle Aurora e Nidia che mi accompagnarono al porto. Che commovente partenza! È proprio vero che “partire è un po’ morire”. Piange chi parte e piange chi resta: è un penoso distacco, specialmente per i vecchi genitori che temono di non rivedere più figli diletti; si tratta di 23 anni fa quando i viaggi non erano così facili, frequenti e brevi come con gli aerei di oggi! C'erano anche delle religiose che sventolavano i fazzoletti alle fortunate missionarie partenti, come le mie due Apostole che, pur consacrate, nascondevano il tradizionale velo nel segreto del cuore, mentre la nave si staccava da Genova, immersa nel sole abbagliante del 12,00. Dopo di aver pranzato e sistemata nella cabina della piccola Andrea Doria, ricercai la Cappella per visitare il Padrone della nuova provvisoria abitazione e ne approfittai per fare la mia prima ora di adorazione. Dico Deo gratias! In cabina eravamo, fortunatamente, solo in due e quando la mia compagna scese in un porto, rimasi sola.
Qualche mattina presto, salivo nella cuccetta di sopra per assistere al magnifico spettacolo della levata del sole sopra l'oceano, ma ridiscendevo presto perché in cappella mi attendeva il Sole divino: Gesù Eucaristia! Si fece una breve tappa a Las Palmas delle Isole Canarie, dove potei visitare la cattedrale e spedire una prima lettera alla Madre generale per tranquillizzarla che il viaggio proseguiva bene e mi raccomandavo tanto alle preghiere sue e delle sorelle…altra tappa a Rio de Janeiro che ci incanta con il suo magnifico Golfo dominato dal Cordovado che regge la maestosa figura del Redentore!
Anche qui approfitto per visitare la bella Cappella della capitale del Brasile con i ricchi cuscini per inginocchiarsi per terra. Un'ultima tappa a Montevideo e infine l'arrivo al porto di Buenos Aires. Mi aspettava una gentile signorina italiana impiegata al consolato che Maria aveva conosciuto e aveva pregata di venire a ricevermi, mi riconobbe per il nastro tricolore che portavo al braccio, come d'accordo.
Ebbi la sorpresa di trovare anche una ex alunna di Latisana, con la mamma, preavvisate dai parenti che mi avevano incaricata di portar loro del denaro…
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Chiusa la mia carriera di insegnante statale, cominciata quarant'anni prima alla vigilia di Caporetto, potei dedicarmi completamente al campo missionario, per il quale il Signore mi aveva aperto la strada in un modo così evidente, così inaspettato, come già vi ho narrato.
Venduta la casa latisanese, trasportati i mobili necessari a Udine, il 29 novembre 1957, recitando l'Angelus saluto l'Italia affidando alla mamma celeste “Stella Maris” le sorelle che lascio e le sorelle che mi attendono oltreoceano.
Dopo il fraterno incontro a Genova con le sorelle liguri ho fatto nella cappella della nave, la mia prima ora di adorazione ed ho parlato con alcune suore per formare un turno di “lampade viventi”, esponendo con il permesso del cappellano, l'elenco perché altri si scrivano e poi se ne ricordino.
Appare Cannes illuminata… è un incanto… sembra una corona di perle luminose… mi fa pensare alla preziosità delle perle del Rosario recitato alla Madonna con tanto amore!
30 novembre 1957. Prima notte in mare… mi sono svegliata alle 5 tutta tremante: la nave ballava e non ho avuto la forza di alzarmi per la Santa Messa pur conservando il digiuno fino a 12:00. Mi consola il pensiero che l'avrò nel tardo pomeriggio: Deo gratias! Benedetto il Papa che con il suo provvidenziale decreto sulla Santa Messa vespertina ha provveduto anche ai naviganti e alle sue piccole missionarie che soffrono il mal di mare. Alle 14 però, ho potuto fare la mia adorazione di turno, pregando per l'amato Istituto.
Ricordo i tre giorni bellissimi di Consiglio Generale con la mia cara Madre e le sorelle maggiori: quanto amore e carità fra tutte noi! Grazie Gesù!
È sera. Ho Gesù nel cuore ricevuto nella sua sospirata Santa Messa. Fuori soffia il vento impetuoso, ma la nave continua imperterrita.
Anche noi dobbiamo andare avanti imperterrite verso la metà anche se le tentazioni e le lotte cercano, talvolta di fermarci.
1° dicembre 1957. Bella giornata oggi per lo spirito e per la natura. Aria fresca per la burrasca di ieri. Siamo alla vigilia dell'inverno italiano mentre in Argentina troverò piena estate. Il sole splende sul mare azzurro e calmo e scalda la nave e i passeggeri. Riscaldata ancor più dei raggi divini dell'Ostia Santa, faccio in tempo a contemplare la grande palla infuocata riflettersi sulle onde luminose. Che spettacolo meraviglioso! Non ricordo bene se fosse domenica però la seconda Santa Messa in terza classe mi commosse per i canti semplici popolari che sgorgano spontanei dai cuori e dalle labbra dei buoni emigranti.
La terza Santa Messa più tardi in prima classe mia entusiasmò per la musica deliziosa. Come buono il Gesù che si adatta a scendere su ogni altare e gradisce gli omaggi di tutti…purché Lo amiamo e ci uniamo a Lui con atti di adorazione e di offerta… sono seduta a poppa respirando quest'aria iodata che spero giovi alla mia artrite e mi dia la salute necessaria per lavorare per la mia piccola ma tanta amata Compagnia; spero che Gesù sia contento ma sia sempre sia fatta la sua Santissima Volontà. Sono convinta che possiamo giovare alle anime in piena attività di parole e di azione come in una poltrona di inazione, purché tutto sia avvalorato dalla preghiera intima e sentita e dalla piena adesione ai voleri divini. Oggi procurerò di lavorare, domani farò quello che Lui e i miei Superiori disporranno purché Lo ami e sia amato!!!
Quarta ed ultima Santa Messa con l'equipaggio, poco numeroso, per questo il reverendo cappellano ha insistito che chi può, assista anche a questa; l'ho offerta per coloro che talvolta non possono e non vogliono santificare la festa con questo minimo ma grandissimo atto di culto.
2 dicembre 1957. Ho scritto alla Madre, ai colleghi, agli scolaretti, al mio Rev. Monsignore al quale ho chiesto scusa per aver abbandonato Latisana. Ma dopo tanti anni di apostolato parrocchiale, mi sembrava giusto dedicarmi un po’ alle Missioni in maniera personale.
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25 luglio 2023 | 🕑 4 minuti di lettura

Ho avuto una piccola santa soddisfazione, se pur non tanto piacevole: tutti erano spariti dalla cappella così che mi sono trovata nella dolce necessità di rispondere ad una santa mesa da sola! Credo sia stata la prima volta nella mia vita. Abbiamo passato Gibilterra: il mare è un po’ mosso, siamo entrati nell’immenso Atlantico. A tavola alcuni sono assenti…io non soffro, forse comincio ad abituarmi…sarebbe una bella cosa…!
03 dicembre 1957 S. Francesco Saverio
Oggi mi sento maggiormente unita alla mia cara Famiglia spirituale che prega per me ed io per lei.04 dicembre 1957 - Siamo scesi a Las Palmas, così ho imbucato le lettere e ho fatto la pia pratica della Via Crucis in una Chiesa in maniera regolare, perché in cappella non c’è. Il tempo è bruttissimo. Soffro ancora anche io, ma è necessario un po’ di penitenza altrimenti la vita sarebbe troppo comoda: respiro aria pura, godo lo spettacolo dell’acqua azzurrissima… peccato che mi giungono ondate di fumo delle sigarette…e fra poco comincerà l’uso simpatico delle piscine…pazienza!...
05 dicembre 1957. Mia giornata di comunità. Le lampade viventi funzionano regolarmente come nelle nostre Chiese: Gesù ha sempre compagnia e così la nave è diventata una cattedrale galleggiante come nell’indimenticabile pellegrinaggio in Terra Santa del 1934, dove incontrai la nuova vocazione: la fedele Apostola e responsabile Ida Cagliari.
Come è stata buffa, ieri, quella signora che vedendomi col cappello ed il cappotto non mi riconosceva più (specialmente per i capelli bianchi nascosti) e con espressione del tutto femminile mi disse:” È proprio vero che la toilette ci trasforma!”. Ho riso di gusto anche per l’altra armena che non capisce come e perché non mi sia sposata. Creature che non possono davvero comprendere il “dolce divino segreto dell’anima consacrata!”.
Ieri sera ho voluto fermarmi a vedere un grazioso e semplice film (non ricordo il titolo). Avevo letto la trama un momento prima in sala di soggiorno. Ma perché tutti i libri, i film non narrano cose belle e buone? Perché insudiciarsi in cose cattive che infangano l’anima? L’umanità sarebbe più sana, più felice, più cara al Signore!
Ma io che cosa potrei fare perché Egli sia più conosciuto, amato, seguito? Ho avuto una lunga discussione con due signore ed un passeggero: quanta ignoranza in fatto di religione…! Quanti pregiudizi!.. Talvolta tentano di esaltare una religione non cristiana o non cattolica. Ma quando domando loro: che cosa hanno trovato di meglio nella nostra, non sanno darmi una risposta e io esco vittoriosa…
Ho l’impressione che sarebbe necessario non solo in missione, ma anche in Patria. Mi pare che parlando seriamente qualche cosa resti in certe anime più ignoranti che traviate. Ripetono i piccoli o talvolta anche grossi sbagli di certi ambienti pur praticanti o ecclesiali, ma facilmente non conoscono affatto gli eroismi di un Padre Damiano, di Padre Kolbe, Padre Gnocchi…e quanti altri a non finire. Cercherò di avvicinare quella giovane comunista che fa propaganda in terza classe.
06 dicembre 1957 - Un mese fa, come oggi, ero a S. Giovanni Rotondo da Padre Pio. Ebbi la grazia di avere la sua benedizione sacerdotale e di baciare la sua mano stigmatizzata che mi pose sul capo. Assistetti a tre sue sante Messe veramente eccezionali, per la sua devozione ed all’elevazione ho visto la piaga scoperta della mano sinistra. Rimasi profondamente commossa come quando mi trovai tanto vicina alla Messa del Papa alla chiusura dell’anno Santo a Roma.
Accanto ad anime così elette, aumenta nell’Apostola il desiderio di unirsi all’offerta, d’immolarsi per salvare tante anime per l’avvento del Regno di Cristo! Ho fatto il mio ritiro mensile. In gennaio lo farò a Buenos Aires…dove non lo so!... A febbraio avremo gli Esercizi Spirituali con las hermanitas Argentinas..Vorrei aiutarle, far loro tanto del bene perché siano davvero colonne basilari dei Centri Americani.
Se vedrò fondata bene la piccola Compagnia, ripartirò contenta per l’Italia, lieta dei piccoli sacrifici affrontati per questo santo motivo.
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22 settembre 2023 | 🕑 4 minuti di lettura
settembre - ottobre 2023

08 dicembre 1957
Festa dell’Immacolata, in mezzo in mezzo all’oceano. Fu onorata in 1°classe con una santa Messa solenne ben cantata ed accompagnata da deliziosa musica di armonium e violino.09 dicembre 1957
Passaggio dell’Equatore. Il sole si alza alle 6 e tramonta puntualmente alle 18.: grande corteo in onore del Re del mare Nettuno. Poi vado alla mia ora di adorazione al Re del Cielo, del mare e della terra. Ricreazione, divertimenti, ma soprattutto avrebbero dovuto eleggere la Miss dell’Amore: la suora più giovane che ha sacrificato gli affetti più cari: famiglia e Patria per andare in Brasile a portare il Battesimo ai negretti che la attendono…E’ un vero eroismo in piena giovinezza! Ma chi si rende conto? Solo lo Sposo Divino e a Sua Celeste Madre! Ho parlato con le Suore maltesi che conoscono un po’ l’italiano e le suore spagnole: sono più espansive ora che on soffrono più il mal di mare.
12 dicembre 1957
Oggi il cappellano mi ha giocato un brutto scherzo. Non potendo dormire ha celebrato la santa Messa un’ora prima del solito. Per fortuna hanno celebrato altre sante Messe! Ieri sera ho visto un secondo film…ero un incerta! Il titolo era: “Il Re dei Barbari” Mi è piaciuto per il trionfo della Croce: Papa Leone vinse Attila, flagello di Dio. Il passaggio del golfo di Catalina ha disturbato come al solito! I giovani missionari e le suore sono pieni di entusiasmo. Io, talvolta, servo un po’ da interprete.
17 dicembre 1957
Dopo qualche giorno di Sali e scendi per il mare molto mosso, ci stiamo avvicinando a Rio de Janeiro che, come nel 1954 presenta il magnifico spettacolo naturale del golfo. Ma ancor più quello soprannaturale del Redentore che con le braccia aperte sembra dire:” Venite a Me, non temete, vi abbraccio e vi stringo tutti al mio Cuore!...”
Una vera benedizione celeste! Quando ripartiamo la Cappella è abbellita da tanti gladioli freschi di color rosa offerti dai nuovi viaggiatori imbarcati. Bella la festa di 14 prime S. Comunioni e Cresime perché il Cappellano ha il privilegio, durante i viaggi sulla nave, di funzionare anche da Vescovo, quando si presenta l’occasione.
20 dicembre 1957
Festoso arrivo al porto di Buenos Aires e gentile accoglienza di qualche consorella che, avvertita da Maria, è venuta ad attendermi. Maria, in questi tre anni, mentre chiudevo la mia carriera scolastica, ha gettato il seme anche nella capitale, dove aveva chiesto, in anticipo, il permesso e la benedizione dell’Arcivescovo Copello. Premurosamente ci conosciamo e mi fanno alloggiare dalla signora Lucioni in piazza Flores, benefattrice della parrocchia. Per il pranzo c’è un ristorante vicino e mattina e sera combino bene da sola.
21 dicembre 1957
Vado subito a La Plata per soddisfare impegni dei paesani latisanesi.
24 dicembre 1957
Sono a Campana per alto impegno per la sorella di un mio ex alunno.
A mezzanotte preferisco la S. Messa nella Cappella delle Suore vicine per evitare la grande confusione della celebrazione in piazza all’aperto, dato il grande caldo.
In Argentina siamo in piena estate! Commuovente la processione delle Suore che sono andate con il celebrante a prendere Gesù Bambino per poi farlo baciare a tutti i presenti.
Mi sembravano le vergini prudenti con la lampada accesa incontro allo Sposo! “Signore fa che anche io sia fra loro nel giorno dell’ultima chiamata. Confido in Te”.
Al ritorno la gentile signora mi ha invitata ad un famigliare rinfresco. Ciò mi ha addolcito, ma non mi ha fatto dimenticare i dolcissimi Natali trascorsi in famiglia anche insieme agli zii e ai cugini di Oderzo.
Il pranzo, da sola, mi ha dato tristezza, ma: non sono la piccola Apostola missionaria del Sacro Cuore?...E allora…” sursum corda!”
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