Con il tempo di Avvento inizia l’anno liturgico!
Marànathà, vieni Signore Gesù!
È un tempo di attesa e di preparazione al Natale, che commemora la prima venuta di Gesù nella storia umana; la Chiesa, in questo spazio di tempo, prepara lo spirito dei fedeli anche all’attesa della venuta del Figlio di Dio alla fine dei tempi.
La tradizione della Chiesa parla anche di una triplice venuta di Cristo: la prima è quella storica che si è realizzata con la sua nascita a Betlemme; la seconda è quella sacramentale, che si attua nell’incontro personale con Gesù attraverso i sacramenti. La terza è la venuta escatologica, detta anche parusía, che avverrà alla fine dei tempi.
L’Avvento, quindi, ha il grande compito di creare una coscienza escatologica, cioè di attesa orientata alle realtà ultime.
In questo tempo nella liturgia sono proclamate le profezie messianiche dell’Antico Testamento; in particolare è letto il libro del profeta Isaia, il profeta della speranza di Israele; queste letture mettono in luce l’attesa che il popolo di Israele aveva del Messia Salvatore:
« … un germoglio spunterà dal tronco di Iesse (padre di Davide), un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1)
«… ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali susciterò a Davide un germo¬glio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà
il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5)
Nei detti profetici dal libro di Isaia, risuona il grido e la supplica collettiva al Signore perché intervenga come Padre e Redentore. La situazione è quella di una comunità che, vittima delle proprie colpe e ribellioni, vaga lontano da Dio, umiliata dai suoi avversari.
La distruzione, che nella storia ha preso forma nella profanazione del tempio e nella fine di Gerusalemme, appare una conseguenza della ribellione del popolo a Dio da lungo tempo. Sovrastata dalla devastazione, la comunità confessa la colpa, riconosce davanti a Dio di essersi lasciata andare al peccato, all’idolatria: “Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te”; (Is 64,6), con la conseguenza di ritrovarsi in balia delle proprie iniquità e dell’impurità, condizione che impedisce di avvicinarsi a Dio: “come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia” (Is 64,5).
È da questa insopportabile miseria e desolazione che si eleva l’appello per la redenzione.
Solo la potenza del Signore può liberare il popolo dal cuore indurito, perché ha rifiutato la parola divina, e può rigenerarlo per camminare nelle vie di Dio. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (Is 63,19) L’espressione, che richiama il linguaggio teofanico, fa appello al Signore perché, con la sua venuta, rinnovi la vittoria sui nemici. Questo inaudito prodigio della salvezza divina, infatti, non è una rivelazione che rimane nel passato, ma è un evento che il Signore realizza di continuo nella storia anche oggi, per coloro che confidano in lui. La comunità smarrita invoca aiuto volgendosi a Dio con vigorosa fiducia, nel riconoscimento della potenza salvifica di Dio: “Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore "(Is 63,16).
La supplica per la salvezza e per la rinnovata vita con Dio prosegue nell’implorazione del Sal 79: “Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.”
La vigilanza e la preghiera sono importanti per non farci distrarre dal clima consumistico che, in questo tempo, si respira per le strade e che può allontanare dal messaggio dell’Avvento, facendoci cadere nell’indifferenza e nell’apatia spirituale.
Il compito di questo tempo liturgico, quindi, è di creare in noi una coscienza vigile, aperta alla trascendenza e attenta ai segni, per cogliere la presenza di Gesù.
L’attesa deve essere operosa, non passiva. Per fare questo dobbiamo far fruttificare i talenti che Dio ci ha donato, impegnandoci a te¬stimoniare la nostra fede nella società, purificando il nostro cuore da tutto ciò che ci impedisce di accogliere Gesù in modo degno.
Avvento, tempo dell’attesa e della speranza:
è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere.
Preparandoci più profondamente nella fede e nell’amore.
Avvento, tempo della Chiesa affamata del Salvatore:
essa vuole ripeterti, volgendosi a te con più insistenza, con un lungo sguardo, che tu sei tutto per lei.
Avvento, tempo dei desideri più nobili dell’uomo che più coscientemente convergono verso di te, e che devono cercare in te, nel tuo mistero, il loro compimento.
Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento, in cui ci sforziamo d’ascoltare la Parola che vuol venire a noi, e di sentire i passi che si avvicinano.
Avvento, tempo dell’accoglienza in cui tutto cerca di aprirsi, in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti, al fine di ricevere la grandezza infinita del Dio che viene a noi per noi.